La selvicoltura è l’insieme delle attività che permettono di mantenere intatta la biodiversità e l’equilibrio delle piante presenti in un complesso forestale. La salvaguardia e il mantenimento di un terreno con alberi di vario genere che costituisce una foresta, necessitano di un attento ed elaborato processo.
L’utilità della selvicoltura
Il fine ultimo della selvicoltura è quello di mantenere intanto l’insieme di diversi tipi di alberi favorendo l’equilibrio costante tra le varie specie. Inoltre la selvicoltura garantisce una condizione di sostenibilità sia per la produzione del legname e non solo, sia per il mantenimento della vita e del continuo sviluppo di tutte le specie di piantagioni che coesistono nel complesso forestale. Questo insieme di attività forestali garantiscono la sopravvivenza in caso di forti venti e permettono in caso di incendio, di creare una condizione di difesa del bosco dalle fiamme.
Selvicoltura naturalistica e selvicoltura agronomica:
È necessario fare questa distinzione per comprendere quanto le attività annoverate sotto il nome di selvicoltura, siano fonte di risorse inestimabili.
La selvicoltura naturalistica permette al bosco di mantenere il suo equilibrio naturalmente, senza effettuare interventi umani intensivi per ottenere risultati nel minore tempo. Questo tipo di attività forestale considera il bosco come un’entità capace di autoregolarsi autonomamente.
Tra le attività che può effettuare l’uomo per agevolare l’ecosistema boschivo praticando il metodo naturalistico, evidenziamo disboscamenti distanti tra loro di circa 10 anni, e il rimboschimento di specie per lo più autoctone, infatti con altre specie di piante non autoctone, l’equilibrio di biodiversità boschiva potrebbe essere danneggiato.
La selvicoltura agronomica invece utilizza i prodotti derivanti dallo sfruttamento del bosco in equilibrio biologico. Questa attività permette di avere due tipi di prodotti:
- prodotti primari: il legname utile per diversi scopi, grazie alla varietà di piantagioni nel complesso forestale si ricaveranno naturalmente diversi quantitativi di legna.
- prodotti secondari: sono tutti quei prodotti catalogati sotto la voce “non legnosi” i quali vengono prodotti naturalmente dal bosco nel suo stato di equilibrio della biodiversità. Si possono annoverare tra questi prodotti secondari non legnosi i frutti degli alberi, i funghi e i tartufi di vario genere, il miele, gli oli essenziali e le resine, oltre alle erbe spontanee e al sughero.
La selvicoltura crea rinnovamento e conservazione
Selvicoltura significa infatti coltivazione del bosco e rinnovamento continuo dello stesso. Lo sfruttamento di prodotti primari e secondari è un’attività derivante dalla conservazione del complesso forestale che permette di ricavare materiali naturali di vario genere. La conservazione e il rinnovamento continuo della biodiversità boschiva garantisce un duplice beneficio per flora,fauna e selvicoltore.
“Talvolta, nell’ottica dell’integrazione tra benefici materiali e immateriali, sono proprio i prodotti “non legnosi” a creare economia forestale: legno sì, protezione del suolo, regimazione delle acque, paesaggio, ma anche funghi, tartufi, frutti, miele, oli essenziali, resine, erbe, sughero e altri ancora. Fare selvicoltura anche per i prodotti non legnosi conferisce maggior valore al bosco e permette piccole integrazioni di reddito a intervalli di tempo molto ravvicinati rispetto al legno; spesso anche annuali.” (La Selvicoltura per i prodotti non legnosi - R. del Favero e M. Pividori)
La salvaguardia dell’equilibrio boschivo non porta benefici solo al bosco stesso ma anche a chi si occupa di effettuare le attività di selvicoltura, ottenendo prodotti naturali destinati alla vendita e all’uso personale.
Attrezzature e forniture per selvicoltura e potatura
Come in agricoltura, anche nella selvicoltura si necessita della giusta attrezzatura per svolgere un lavoro efficace e soprattutto sicuro.
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